IL NUMERO DI REYNOLDS
Vi siete mai chiesti per quale motivo le
vele biposto adottino superfici di molto inferiori al doppio dell'area di una
vela singola? E come mai le taglie più grandi vadano caricate di più rispetto
a quelle più piccole? E ancora come si suol dire che un pilota pesante in gara
é avvantaggiato rispetto ad uno leggero in quanto può volare una taglia più
grande?
Tutto ciò é conseguenza di un fattore molto importante, spesso sconosciuto ai
piloti. Questo fattore si chiama Numero di Reynolds.
Reynolds era un fisico che studiava la dinamica dei fluidi, praticamente un
collega del più famoso e blasonato Bernoulli, e che definì una grandezza
divenuta fondamentale in aerodinamica: il Numero di Reynolds, appunto, o NR.
Questo numero é una grandezza ADIMENSIONALE, vale a dire che nella formula con
la quale lo si ottiene le varie unità di misura (metri, secondi, ecc.) si
annullano a vicenda ed il risultato é un numero che non ha dimensione
materiale. Questo numero é definito da una formula piuttosto complessa che
tiene conto di molti fattori, quali ad esempio la densità e la viscosità del
fluido. Diciamo che, nel caso dell'aria sulle nostre ali ed al livello del mare,
questa formula si può semplificare fino ad ottenere:
NR= 69000 * Velocità * Corda.
La velocità si esprime in metri al secondo e la corda in metri.
Qualsiasi cosa che si muova nell'aria con una certa velocità ha quindi un
proprio NR, che aumenta all'aumentare della velocità ma anche all'aumentare
delle dimensioni dell'oggetto. Per lo stesso oggetto, avremo un certo NR in un
certo punto, e un altro NR in un altro punto. Per un profilo alare ad esempio,
otterremo un dato valore a metà corda, ed un valore doppio al bordo di uscita.
Il Numero di Reynolds influisce in vari modi sullo scorrimento dei filetti
fluidi sulla superficie e sull'energia delle masse d'aria dislocate nel campo
aerodinamico. Cominciamo col dire che, per ogni oggetto ed ogni circostanza,
esiste un valore critico dell' NR al di sopra del quale lo scorrimento dei
filetti fluidi é certamente turbolento, ed un altro valore critico al di sotto
del quale lo scorrimento dei filetti fluidi é compromesso, vale a dire essi
tendono facilmente a distaccarsi creando bolle di separazione e vaste zone
incoerenti nel campo aerodinamico attorno all'oggetto.
Questa soglia 'bassa² si trova a valori talmente piccoli da non costituire un
pericolo per i nostri parapendio. A titolo di curiosità vi dirò che la soglia
in questione costituisce la bestia nera di quasi tutti gli aeromodellisti
(almeno per le categorie più piccole e lente), sempre alle prese con rendimenti
incostanti dei loro profili e stalli d'estremità. Nel caso di NR talmente
piccoli da essere sicuramente al di sotto di questa soglia, le ali volano ancora
ma con rendimenti molto modesti e curve Cp/Cr spigolose e capricciose. In tali
condizioni, é dimostrato che il profilo alare migliore é la lastra piana o la
lastra curva, motivo per cui tutti i modellini da sala ne sono dotati e gli
umili aeroplanini di carta volano egregiamente, seppure con angoli di planata
modesti. Notare che pure gli insetti ed i piccoli uccelli hanno ali prive di
spessore.
Il valore critico 'alto' é molto più interessante, in quanto in regime
ipercritico il flusso diventa turbolento, se non lo era già prima. Avete
presente il fumo di una sigaretta che sale in aria calma? Dapprima il flusso é
laminare e coerente, poi all'improvviso diventa turbolento e la scia si
spande. Il punto in cui il fumo passa da laminare a turbolento é il punto in
cui, per quel flusso di fumo, il regime passa da un NR subcritico ad uno
ipercritico. Per le nostre ali il problema non si pone, in quanto non adottano
certo profili laminari tirati a specchio, e lo scorrimento dei filetti fluidi
all'interno dello spesso strato limite che le contraddistingue é
turbolentissimo. La questione può essere interessante invece per le nostre
eliche, anche se non mi risulta che alcuno abbia sperimentato profili laminari.
Altro punto molto più determinante il fatto che, per i profili alari, il
RENDIMENTO AUMENTA ALL'AUMENTARE DEL NUMERO DI REYNOLDS.
Ecco perché, ad esempio, un'ala che sia esattamente il doppio, come superficie,
di una più piccola, alla medesima velocità, non sviluppa il doppio di
portanza, ma molto di più. Il suo NR sarà più alto, perciò il suo rendimento
sarà più elevato, e l'ala dislocherà nel campo aerodinamico un volume d'aria
assai maggiore.
Anche il rapporto di planata ne risulterà migliorato. Ecco svelato come mai i
piloti che volano ali più grandi sono un poco avvantaggiati, e perché le
taglie più grandi volano normalmente con un carico alare maggiore. Se per
esempio una taglia media va volata in paramotore con un carico alare sui 3,8
kg/mq, una taglia grande può superare i 4,2, un biposto i 4,6. Eppure le
velocità alle quali volano sono confrontabili. Ciò che cambia é l'efficienza,
maggiore per le ali più grandi (a parità di altre caratteristiche,
ovviamente!), l'inerzia, la stabilità. Perciò gli alianti imbarcano acqua
prima del decollo, per volare più veloci e con un rendimento maggiore in
condizioni generose.
Ecco per quale motivo, ancora, velivoli che volano ad un NR molto basso
tendenzialmente sono meno allungati di altri che viaggiano ad NR elevati. I loro
profili con meno allungamento hanno più corda, perciò mantengono un NR entro
valori accettabili. Ad esempio i modellini veleggiatori di piccole dimensioni
non raggiungono mai valori di allungamento elevatissimi come i moderni alianti.
Vari profili ovviamente si adattano in maniera diversa a diversi NR,
ciascun profilo é studiato per lavorare in un certo ambito di NR.
Ora vi chiedo: rende di più, a parità di diametro, un'elica con meno passo che
ruota più veloce o un'elica con un passo maggiore e un rapporto di riduzione più
alto?
Alla luce dei concetti fino ad ora esposti, bisogna concludere che un'elica meno
ridotta (a parità di diametro) rende di più. Sfortunatamente c'é anche il
rovescio della medaglia, ossia rumorosità, inerzia ed effetto giroscopico, che
suggeriscono l'impiego di rapporti di riduzione alti, anche perché le estremità
delle pale viaggiano comunque con NR elevati e l'impiego di profili adeguati
garantisce un buon rendimento. Inoltre, ma non é il nostro caso, velocità
estreme delle pale (vicino al muro del suono) provocano fenomeni di
compressibiltà dell'aria e problemi strutturali.
Considerando infine, che per densità più basse del fluido diminuisce l'NR, si
spiega come mai ad alta quota il rendimento delle nostre ali e delle nostre
eliche diminuisca in modo così vistoso, richiedendo più potenza e giri motore
a parità di tasso di salita.
Davide Tamagnini