RACCONTO

Focus
di Davide Tamagnini

Spettabile redazione di Focus,
ho letto con interesse l'articolo apparso sulla vostra rivista n. 124 riguardante la storia e l'evoluzione del volo umano, e devo ammettere che le informazioni riportate sono corrette e non condite di strafalcioni come normalmente avviene nell'informazione giornalistica non specializzata. Trovo da ridire solamente sulla possibilità di planare a 35 km/h con appena 3,5 mq. di superficie alare, anche con solo 40 kg. da sostenere, o sulla attendibilità storica del primo volo motorizzato dell'umanità, quello dei fratelli Wright, tutta da dimostrare.
 Il fatto é che il mondo del volo é talmente distante dagli interessi e dalla cultura della maggior parte della gente, da essere completamente ignorato dall'opinione pubblica e dai mass-media fin nei suoi principi basilari. Si scopre così, ad esempio, che i famosi "vuoti d'aria" non esistono, o che il volo sportivo é una realtà affermata alla portata di tutti e non di pochi pazzi spericolati.
 Ci tengo quindi a sottolineare che, almeno dal punto di vista sportivo, il volo individuale motorizzato, svincolato da costrizioni burocratiche e logistiche é già una pratica possibile e sicura grazie ad un mezzo particolare: il paramotore.
 
Che cosa é un paramotore?
 Innanzitutto é necessaria una distinzione: il paramotore, o parapendio motorizzato, in inglese powered paraglider (PPG) non si deve confondere con i paracadute motorizzati o powered parachute (PPC), diffusi soprattutto negli States e che richiedono carrelli (Trike) di grande potenza, ingombro e peso e che decollano e atterrano su ruote. Senza addentrarci troppo in disquisizioni tecniche, la differenza di base é però fondamentale: il paracadute motorizzato richiede una superficie appositamente preparata per il decollo e l'atterraggio, ovverossia una pista o aviosuperficie, e necessita di rimessaggio in hangar o container, come qualsiasi altro ultraleggero in circolazione. Il paramotore invece prevede il decollo e l'atterraggio a piedi e può quindi operare da qualsiasi superficie (prato, terra, asfalto, sassi, sabbia, neve), anche in presenza di pendenze significative, e una volta smontato con pochi semplici gesti e ripiegata la vela, si infila nel bagagliaio di qualsiasi autovettura e si riporta a casa.
 Come é possibile tutto ciò?
 E' possibile grazie all'efficienza aerodinamica delle moderne vele da parapendio, unita al limitato peso totale dell'insieme che consente di utilizzare motori a due tempi di piccola cilindrata, tra i 50 e i 200 cc., azionanti eliche di diametro compreso tra gli 80 e i 130 cm., da caricarsi in spalla a mò di zaino, protetti da una gabbia di alluminio, acciaio, titanio o fibra di vetro. Il peso del propulsore comprensivo di imbrago per il pilota varia dai 16 ai 28 kg. secondo i modelli e la potenza richiesta, ma una volta in volo é sostenuto per intero dai cinghiaggi che sostengono anche il pilota; quest'ultimo siede comodamente nella sua selletta e impugna i due comandi principali dell'ala, detti freni, che servono per virare e controllare beccheggio e rollio della calotta nonché la velocità di volo, e il comando del gas sottoforma di piccola manetta da impugnare con una mano. Si decolla dal piano con qualche passo di rincorsa dopo il gonfiaggio dell'ala, si vola ad una velocità di crociera che varia dai 30 ai 40 km/h a seconda del tipo di vela e della sua superficie, e non é necessario sfruttare le correnti ascensionali per salire, come si fa con parapendio e deltaplano, anche se ciò rimane possibile dato le caratteristiche dell'ala e la sua grande superficie. Anzi, il più delle volte si utilizzano le stesse identiche vele che si utilizzano senza motore.
 L'autonomia di volo può essere di due/quattro ore, la tangenza massima diciamo da 2000 a 4000 metri, anche se con il paramotore é stata sorvolata la cima del monte Bianco. Il raggio d'azione é stimabile in 30/60 km; ma si tratta di dati e caratteristiche "accademiche". Quel che é certo é come sia magnifico sorvolare a poche decine di metri un bel paesaggio di campagna o collina, divertirsi a inseguire le lepri o seguire il corso di un fiume, giocare con il vento in riva al mare, fare un pò di quota e spegnere il motore per poi planare fino alla macchina, caricare tutto nel bagagliaio e ritornarsene a casa dopo essersi divertiti senza stress e complicazioni.
 Le uniche limitazioni pratiche sono quelle legate all'aerologia, data la bassa velocità di volo e la struttura flessibile dell'ala il paramotore non é adatto a volare in aria turbolenta e con vento forte (cosa che comunque non sarebbe divertente). Una adeguata preparazione é necessaria in questo senso, così come quella legata al pilotaggio della macchina che seppur semplice, é pur sempre un mezzo volante. La legislazione é ancora carente in materia, le scuole specifiche sono poche in italia anche se é possibile frequentare un corso di volo per parapendio (senza motore), le cui realtà didattiche sono abbastanza diffuse sul territorio per poi passare al paramotore in un secondo momento, con l'aiuto di esperti. Importante é munirsi di una buona attrezzatura, che faciliti il compito di apprendimento. In italia c'é il meglio della produzione mondiale, e le qualità tecniche dei materiali moderni sono notevoli e in costante evoluzione. Il costo di una attrezzatura completa, nuova, va dai 5000 ai 6000 euro, e le spese di manutenzione sono ridicole.

 Io sono appassionato della disciplina, questa lettera l'ho scritta cercando di condensare in poche righe una tematica abbastanza complessa. Da un pò di tempo mi adopero come posso per la promozione e la visibilità del mio sport, se vorrete pubblicarla ve ne sarei grato. Se vorrete inoltre, posso procurare altro materiale come foto, disegni, e magari redigere un vero e proprio articolo descrittivo.
 Grazie
   Davide Tamagnini (RE)


Caro Tamagnini,
la ringrazio per l'interesse con il quale ha letto il nostro articolo sul
volo individuale: il complimento è tanto più gradito in quanto viene da un
appassionato.
Quanto alla possibilità del volo umano "alato", lei osserva che i nostri
calcoli non la convincono... be', in effetti sono calcoli molto difficili da
eseguire e che  hanno alle spalle solo le ipotesi dell'autore del pezzo (un
ingegnere aeronautico) il quale mi aveva messo in guardia sull'impossibilità
di sottoporle a verifica.
Mi auguro che in futuro dedicheremo un pezzo anche al paramotore, come
abbiamo fatto qualche anno fa per gli ultraleggeri in generale... metterò da
parte la sua mail in vista di questa eventualità
Cordiali saluti

Mauro Gaffo
vicedirettore Focus
Gruner+Jahr/Mondadori

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