RACCONTO
SCAPPATO (SCAMPATO) DA UN FRONTE FREDDO
di Gianfranco Giannotti ...e Stefano Bolognini
Ore 11 di martedì 1° Novembre, la data forse avrà avuto la sua
importanza (Ognissanti!), suona il telefono, è Stefano: "Che famo nel
pomeriggio, annamo a mare a volà?"
Rispondo che si può fare, dato che le condizioni in montagna sono pessime
(normalmente se posso scegliere preferisco il volo libero, nel quale però
bisogna cogliere l'attimo, mentre con il motore ci sono più possibilità di
volare).
Ci risentiamo dopo pranzo, dopo aver consultato il sintwind che abbiamo
installato a mare per conoscere direzione ed intensità del vento. Ore 13:30,
telefonata di conferma, il sint indica brezza tesa da 12 a 15 km/h con direzione
SE, non proprio il massimo ma volabile data la lunga astinenza da volo, causata
dalla meteo sfavorevole che negli ultimi tempi e soprattutto nei fine settima ci
ha perseguitato.
Io, però, racconterò la mia versione, o meglio, le terribili e forti emozioni
che mi hanno colpito nel giro di un attimo, il tempo esatto a rendersi conto che
un vecchio amico se ne stava andando per un volo senza ritornoŠ ed io ne ero l'
unico e impotente testimone.
Ci vediamo verso le 15 nel nostro decollo di Marotta. Mentre prepariamo i
paramotori facciamo il punto della situazione. Decidiamo per un volo lungo la
costa verso Nord, visto che proprio da lì proviene la perturbazione, con
l'accordo che se il tempo fosse peggiorato saremmo tornati velocemente indietro,
anticipandola. Preparo la vela, scaldo il motore e mi appresto a decollare per
primo.
ŠSono più o meno le 15 di un fottutissimo 1.11 (per gli amanti della cabala
già questo doveva essere un segno premonitore), stiamo preparando l'
attrezzatura in spiaggia. Ho voglia di volare dopo tanti giorni di tempo
maledetto, ma con la convinzione che il volo potrà essere solamente breve e
rubato.
Guardo il cielo verso nord e dico: ³Le previsioni hanno detto che non pioverà ma
laggiù mi sembra che ci sia un fronte in arrivo". Lui risponde: ³Andiamo avanti
fin dove il tempo ce lo permette, poi, appena peggiora torniamo indietro".
Sono in volo, faccio un po' di quota e aspetto che decolli anche Stefano. A
quell'altezza, circa 30 metri, non era turbolento come era capitato altre volte.
Decollato anche il mio amico ci dirigiamo verso Fano come d'accordo. Voliamo
affiancati per circa 8-10 minuti poi Stefano mi fa cenno con una mano e ci
capiamo subito: é tempo di tornare indietro!
A terra lo scenario é quello tipico di questo periodo: le
barche rovesciate sulla spiaggia, alcuni pedalò in riparazione, residui di
ombrelloni e sdraio e alcuni passeggiatori temerari e incuranti del clima.
Gabbiani accovacciati sulla riva che al nostro passaggio scappano in volo bassi
sotto di noi.
Facciamo circa 7/8 km quando comincia ad aumentare il vento e la turbolenza. I
segnavento di alcuni club di kite ci stanno ad indicare che sta girando da ESE
quindi quasi da terra. Ed in questo posto il vento da quella direzione é già
stato maligno alcuni anni fa. Alzo lo sguardo all' orizzonte e non vedo niente
di buono.
Basta un cenno del braccio per intenderci e già abbiamo fatto il concordato 180.
Nel ritorno io mantengo una quota di 40-50 metri così da evitare la turbolenza
degli alberghi e dei palazzi della zona, mentre Stefano a quota minore va più
spedito (evidentemente in basso c'era meno vento che in quel momento spirava da
Sud, perciò un po' da terra).
Gli sono davanti di circa 300 metri e proseguo senza indugio verso
l'atterraggio.
I palazzi, gli alberghi e tutto il centro abitato a ridosso della spiaggia
creano turbolenza e si balla. Faccio quota ma già le folate di vento più forti
mi spingono verso mare. Allora cambio completamente strategia e decido di
rischiare una quota molto bassa, 2-3 metri da terra per ripararmi dietro le
palazzine che sono molto vicine fra loro.
Avanzo più in fretta e più parallelo alla riva. Sento turbolenza solo fra una
casa e l'altra e comunque se dovesse chiudere sono sempre a meno di 2 metri da
terra.
Vedo il mio amico che si appresta ad atterrare, io invece sono ancora 300-400
metri indietro e come al solito do tutto motore per fare un po' di quota e
planare poi a motore spento.
Il mio compagno di volo é sempre lì dietro, alla stessa distanza, solo un po'
più alto.
Continuo aiutandomi anche con lo speed, temo che il fronte dietro di noi sia
veloce e piovendo ci costringa ad atterrare molto prima del nostro campo.
L'ultimo km é completamente scoperto da parte di terra, perciò mi butto il più
possibile verso la spiaggia per non farmi scarrocciare verso il mare.
Ormai ci siamo, l'atterraggio é a pochi metri ed anche se la manica segna vento
ancora più da sud ho già messo i piedi per terra.
Il motore suona come un violino, ma faccio fatica a prender quota anche se sto
andando contro vento, sono sopra la verticale dell'atterraggio, Stè é già
atterrato e raccoglie la vela. Faccio qualche 360° e poi spengo il motore.
Controllo subito il mio amico che é rimasto un po' più indietro rispetto a
prima e vedo il fronte che si sta avvicinando. Dato che comunque anche lui fra
pochi secondi metterà i piedi a terra, mi sbrago e vado a prendere la
telecamerina, perché il fronte ha un colore veramente molto scuro e
impressionante, anche nella forma e voglio documentare il suo volo con quello
sfondo.
Sono a 250 m di altezza da terra e tutto ancora sembra tranquillo... Sembra! Nel
fare l'ultimo 360°, con lo sguardo rivolto verso nord, la mia attenzione viene
rapita da uno spettacolo maestoso ma che allo stesso tempo mi rabbrividisce: il
fronte che prima era lontano si é avvicinato alle mie spalle, velocemente, e si
trova a circa un km con tutta la sua maestosità e pericolosità...
...Molto lontano nell'entroterra si sente tuonare...
Non mi rendo subito conto del pericolo, preso come sono ad ammirare quel
fenomeno atmosferico mai visto prima: si estendeva dalle montagne fino in alto
mare e raggiungeva un'altezza di circa 1300 m, non so neanche per quanto sono
rimasto ad ammirarlo.
Vengo però distratto da uno stormo di gabbiani che velocissimi, sbattendo le
ali volano verso EST
...Stanno scappando!
Mi destai solo quando mi accorsi che la mia visuale era cambiata, non mi trovavo
più a 250 metri o più basso come avrei dovuto essere, ma dando una rapida
occhiata al mio orologio-altimetro realizzai di trovarmi a 1150m di quota (!),
il tutto senza troppa turbolenza ne' scossoni...
Arriva un signore di una certa età tutto sorridente ed ignaro che mi porge
gentilmente la manica che nel frattempo il vento aveva strappato dall'asta e
trascinata fino ai suoi piedi, e si mette anche a chiedermi se il volo, in
quelle condizioni, possa essere difficoltoso e come si gestisce...
Non so per quale motivo, non gli rispondo per niente e riaccendo la telecamerina.
Inquadro il mio amico che nel frattempo aveva spento il motore e sembrava
veleggiare tranquillo. Il fronte oramai era sopra di noi e a pochissimi metri
dal mio amico, lo vedo fare un 180 e se lo trova davanti.
Descrivere quello che stavo vedendo é quanto mai difficile.
A quel punto cominciai seriamente a preoccuparmi anche perchè il fronte si era
avvicinato ulteriormente e la prima cosa che mi venne in mente di fare fu
quella, naturalmente, di scappare! Feci un rapido 180° e gli voltai le spalle ma
in poco tempo mi raggiunsero le prime condense, avvisaglie del fronte, mollai
allora i trim, stavamo così viaggiando alla stessa velocità, affondai la
pedalina dell'acceleratore per guadagnare qualcosa... Non potevo andare avanti
così però!
Passati i primi attimi di confusione mentale iniziai a ragionare, scappando non
avrei risolto la situazione e per di più ero scarrocciato verso il largo e non
perdevo quota. All'altezza del porto di Senigallia lasciai la pedalina, feci le
orecchie e poi la riaffondai, così persi 200 metri. Mi trovavo a circa 1 km
dalla costa, giocandomi però quel piccolo margine di vantaggio che avevo
guadagnato. Prima che mi raggiungesse pensai che a quel punto la cosa migliore
da fare era perdere quota rapidamente, mollai la pedalina e le orecchie,
affondai il comando di destra ed entrai in vite. Fatti i primi due-tre giri il
fronte mi raggiunse e avvolse, mi ritrovai a continuare la spirale in nube e a
quel punto persi i riferimenti visivi.
Il fronte era denso e nero in un cielo già molto grigio di per sè. Sembrava
vivo, un animale feroce in corsa verso la sua preda, pronto a travolgere ogni
cosa gli si parasse dinnanzi. Una scena da film americano sui tornado...
Comincia a piovere e lui é alto e senza motore. Il fronte gli é addosso, lo
lambisce, la vela comincia a rollare e si stoppa, "Vieni via da lì porca
miseria!", si gira a favore di vento e tenta di scappare, lo vedo scomparire
assorbito e avvolto dalle nubi.
Non so quanti giri possa aver fatto, sentivo solo il sibilo dei cordini e
dell'aria in faccia; la paura a quel punto era quella di spiralare fino in mare
se non fossi uscito dalla nuvola ad un' altezza sufficiente per arrivare a riva
e non sapevo se la nebbia arrivasse fino in acqua. In quel frangente il pensiero
si rivolse ai miei amici che ora non ci sono più: Daniele, Vittoriano e Marco,
questo mi diede forza, non so perchè... O forse sì: erano con me in quel
momento.
Il vecchio se ne era andato!.. Carico la vela, piove sempre più forte, salto
in macchina e comincio a correre per il lungomare cercando di raggiungerlo e di
rivederlo. Niente da fare, non lo vedo e il porto mi interrompe la corsa. Ho già
fatto 5 km, devo rientrare nel centro abitato, superare due semafori e un
passaggio a livello ovviamente chiuso. Sto perdendo speranza e per giunta sono
le 16, a breve farà buio, scuro lo é già.
Dopo diversi giri tutto divenne più scuro: ero al centro del fronte e la luce
non penetrava più.
Supero il porto, mi fermo per vedere se sia atterrato da quelle parti. Piove
sempre più forte e i tuoni si distinguono sempre più chiaramente.
"Dove c...o sei!". Riprendo la macchina, con una mano guido e con l'altra cerco
il numero dei carabinieri sul cellulare, prima faccio alzare l'elicottero e più
luce ci sarà per le ricerche.
Prego di trovarlo e quando lo trovo gli spacco la faccia, anzi no lo abbraccio.
Subito dopo però iniziai a vedere il mare sotto di me, ero fuori e
fortunatamente anche ad un'altezza discreta, tanta quanta ne sarebbe bastata per
raggiungere la riva in planata. Inoltre avevo sempre il motore a disposizione.
Mollai il freno ed uscii dalla spirale, non salivo più ma mi accorsi che il
vento era cambiato perchè puntando la spiaggia venivo scarrocciato verso SE ed
era anche abbastanza sostenuto. La cosa non mi preoccupava più di tanto mi
importava solamente di arrivare a terra e così fu! Posati i piedi, feci appena
in tempo a voltarmi che una raffica di vento strattonò la vela, non feci però in
tempo a prendere le bretelle B per abbattere la calotta che finii faccia al
suolo e trascinato per 30 metri sulla sabbia! Riuscii poi ad afferrare una
bretella e tirandola con forza chiusi una parte di vela, fermandomi finalmente!
Restai così, lungo disteso a terra, qualche attimo per riprendere fiato e
riordinare le idee: mi resi conto allora di essere salvo!!!
Poco dopo arrivarono due ragazzi, mi chisero se avevo bisogno di aiuto e se
andava tutto bene:"Adesso sì...", gli risposi.
Mentre mi aiutavano a rialzarmi e a raccogliere la vela, dissero che erano della
scuola di surf di Senigallia e che avevano seguito tutto quanto era successo,
con apprensione, rendendosi conto che ero stato in difficoltà da quando, in
spirale, ero scomparso in nube.
Mentre stavamo parlando iniziò a piovere così ci riparammo sotto ad un gazebo
del lungomare tra Senigallia e Marzocca... E' lì che sono atterrato, 15 km verso
SE dal decollo!
Scorrendo la rubrica del telefono mi salta all'occhio il suo numero e penso:
"Adesso lo chiamo se non risponde chiamo l'elicottero!", ho solo questo
tentativo, non posso perdere altro tempo e continuo a correre in macchina sul
lungomare.
Squilla il cellulare... E' Stefano, che fino a quel momento avevo totalmente
dimenticato, trascinato dagli eventi.
"...Ciao Stè, sono atterrato qualche minuto fa, va tutto bene e sono vicino al
Ciarnin... Vienimi a prendere!!"
Rispose che era già per strada.
Dopo qualche minuto arriva, ferma l'auto e mi viene incontro con un viso tra l'incazzato
e il felice, mi porge la mano e dice:"E' un piacere stringere la mano ad un
sopravvissuto".
Solo allora mi resi conto di ciò che anche lui, da terra, doveva aver vissuto.
Praticamente era 15 km più a sud del campo d'atterraggio, insabbiato,
bagnato, ma vivo...
Per me é stato un piacere vero e profondo rivederlo!
Carichiamo la vela e il motore, saluto e ringrazio gli amici della scuola di
surf e ci dirigiamo verso il decollo di Marotta per recuperare la mia auto. Nel
primo tratto di strada nessuno dei due apre bocca, fuori piove a dirotto e
nell'auto l'aria é un pò tesa. Poi Stefano mi dice:"...Allora mi racconti come é
andata o no!?"
Non so bene, ma credo non siano trascorsi più di 15 minuti dal momento in cui ho
spento il motore a quando ho rimesso i piedi a terra. Certo però che li
ricorderò per sempre, quei 15 minuti...
"Tutto è bene quello che finisce bene!", dice il saggio. Ora non so se, come
qualcuno ha già detto, é stata la cabala, il giorno particolare o semplicemente
non era giunta la mia ora e c'è ancora bisogno di me quaggiù, questo però è
quanto mi è accaduto e spero che questa mia, diciamo, "avventura a lieto fine",
possa servire a qualche altro pilota per non commettere gli stessi errori di
valutazione che ho commesso io. Qualcuno dirà che sono un incosciente o un
irresponsabile, ma vi assicuro che avrei fatto volentieri a meno di questa
esperienza! Tutto è accaduto così rapidamente...
Per chi mi volesse contattare, la mia e-mail é:
gianfranco58@libero.it