RACCONTO
Da casa al decollo
di Davide Tamagnini
Chi
non ha mai sognato di raggiungere in volo il decollo abituale dove si va (o si
andava) a volare in libero?
Nel mio caso, sono una trentina di km circa, in linea d'aria, quindi
fattibilissimo.
Avevo già studiato il volo sulla carta praticamente da quando ho iniziato a
volare col PRM, ma chissà perché mai realizzato. Sabato scorso era una di
quelle bellissime giornate d'autunno, ferme e con un pò di foschia, ancora
calde e fatte apposta per volare a motore quando i miei amici vololiberisti si
devono accontentare di planate. Mi sveglio dal mio pisolino e tutto contento
della bella giornata telefono al Bignami per sentire se mi fa una lezione col
delta ma non ha tempo, così salgo in macchina e mi cerco un campo per decollare
col PRM tra quelli soliti vicino a casa. Come ormai mia abitudine non telefono a
nessuno, perché ho visto che é di domenica che la gente viene a volare più
volentieri, il sabato me lo tengo per me per fare i voli migliori tanto con la
vela che ho adesso nessuno mi può seguire..
Mentre monto il PRM mi telefona il Montanari per sentire che faccio e dice che
lui invece parte dall'officina col motore nuovo e chissà quali migliorie da
sperimentare. Potremmo incontrarci in volo ma io vado verso Est, perciò ci
sentiamo domani, se é buona. Sento il sintwind di Monfesto che con soave voce
femminile mi indica vento debole da nord est. Carico la esatta quantità di
carburante che prevedo di adoperare, non una goccia in più del necessario. E'
una specie di sfida con me stesso, oramai dalla mia esperienza riesco a
prevedere con esattezza quanta benza mi serve per andare in un tal posto, salvo
imprevisti, semplicemente guardando il livello sul serbatoio, e voglio proprio
vedere se ci azzecco. Tanto se non ce la faccio al ritorno mi fermo
all'aeroporto di Sassuolo dove volano anche ULM e compro un litro di miscela.
Spira un bel venticello orientale che invita al decollo, ma come da copione
quando le condizioni sono troppo facili mi deconcentro e faccio cazzate.
Ecco che il grilletto della manetta mi scivola dalle dita.. Questa vela non può
certo perdonare una simile indecisione ed eccola lì che già ricade
all'indietro.. Azz! Mi giro e l'appoggio, proverò alla francese che con questa
ala é come tirarsi una mazzata sui coglioni se non ci sono almeno trenta km di
vento.. Alla prima sale male, la riappoggio; alla seconda sale bene, tiro tiro
sulle bretelle ed inizio a correre all'indietro, mi giro con mossa felina e dò
tutto motore... Uff! Ce l'ho fatta, la vela avanza e zompetto per decollare.
Zompetta zompetta, qui non si stacca mai, che palle 'ste vele veloci! Ecco
finalmente ce la fo, rilascio un poco i freni e vado via rasoterra per venti
metri guadagnando velocità, infine con un colpetto a cabrare mi involo
definitivamente. un pò di quota e poi posso finalmente rilasciare i trim e
agganciare le maniglie, sistemarmi nell'imbrago e riassettarmi le balle che nel
trambusto, data la mole e il peso notevole (!), vanno sempre a finire dove non
dovrebbero...
Lascio Scandiano sulla sx e traziono i trim per fare quota agganciando
sopravvento il costoncino del monte delle tre croci. Lo passo e sorvolo la pista
privata, in pendenza, di Sergio il rosso con il piccolo hangar bianco dove dorme
il suo delta. Ora devo scollinare dei movimentati calanchi che mi separano dalla
valle del Secchia, perciò faccio quota per scongiurare i sottoventi e rilascio
poi i trim per avanzare meglio. Sono sempre controvento, si balla un pò su
questi calanchi però sono carini. Non ero mai stato qui, ci sono molte cave di
sabbia. Scorgo due morosini sdraiati in cima a una collinetta, li saluto ed esco
finalmente sulla grande valle del Secchia. Sotto di me c'é Castellarano, a sx
il grande e bruttissimo abitato di Sassuolo, pieno di fabbriche. La tentazione
di modificare il piano di volo ed infilarmi basso sul letto del fiume per
visitare la diga più a sud é forte, ma oltretutto non é proprio giornata con
vento da est. Arrivo dall'altra parte e scorgo dei mezzi militari, con della
gente e delle bancarelle, ma che fanno? ..Azz qui c'é discendenza, ho fatto una
cazzata mi sono distratto. Dovevo fare quota prima, ora sono in sottovento a 'ste
cavolo di colline. Non c'é da esitare: tiro i trim e dò gas fino a 8800 giri.
Ora si ragiona: le colline mi scendono davanti, guadagnata la cresta si va che
é un piacere e posso rilasciare un poco i trim e calare i giri.
Lascio sulla dx il mega campettone di S.Michele, molte volte sono stato qui. Ora
però é difficile scegliere la rotta per sfruttare le dinamiche di pendio o
perlomeno evitare le discendenze. Queste colline sono molto mosse e con piccole
valli, la cosa migliore sarebbe fare quota e fregarsene puntando dritto verso il
promontorio di Monfestino che spunta dalla foschia. Ma devo risparmiare
carburante, e poi non sarebbe divertente. Infine trovo una rotta a "c"
che mi sembra ottimale e che mi porterà di fronte a Monfesto, in lenta
salita a mezzi trim. Belli questi paesi e queste vallette, ancora tutto verde il
paesaggio. I colori caldi dell'autunno inoltrato che mi piacciono tanto devono
ancora arrivare.
Ma... Ci sono delle vele laggiù! Ah, che scemo, é il campetto di Montardone,
sopra Spezzano. Cavolo quanta gente! Ci deve essere Colman che fa scuola, sennò
non si spiegherebbe. Non li invidio per niente mentro sorvolo altuccio, non
posso fermarmi adesso. Punto Monfesto continuando a salire lentamente, stavolta
con vento quasi in coda come mi segnalano i fumi e con trim quasi del tutto
trazionati. In breve sono appena sotto ai due decolli, non mi tolgo lo sfizio di
sorvolarli perché il carburante é prezioso. Non c'é un'anima vista l'ora
tarda e la giornata ferma. Le maniche a vento sono svenute. Mi appoggio al
conosciuto pendio, sfiorando le piante che avrò sfiorato centinaia di volte,
negli anni passati, in volo libero. Sono quasi commosso, sono stato altre volte
qui, col PRM, ma partire da casa é un'altra cosa..
Infine punto di nuovo Montardone, rilasciando di un centimetro i trim. Ora la
parte più bella del volo: si scende dai "non mi ricordo quanti" metri
di Monfesto (600? 700?) fino in pianura. Con pochissimi giri motore, con il Top
che ogni tanto sbaglia un colpo perché gira troppo piano, i trim sul 30% e la
sensazione di scivolare nell'aria senza sforzo.
Stavolta su Montardone mi posso permettere di perdere quota con qualche wingover
e di salutare i numerosi amici che fanno campetto. Spero di aver fatto un pò di
pubblicità al PRM. Poi mi appoggio ai bellissimi pendii erbosi e rifacendo la
strada al contrario, in breve sono sul fiume, ma stavolta esco un pò di più
verso la pianura e Sassuolo. Traguardo il serbatoio: ce la faccio a rientrare.
Così mi appoggio alle familiari colline fra Sassuolo e Albinea e in leggera
discesa, piano piano arrivo in vista del campo di decollo.
Spengo e quando atterro controllo il serbatoio: ci sono tre dita. Un'ora e mezza
esatta e circa cinque litri, 60 km e un seicento metri di guadagno di quota.
Tutto come previsto, tutto regolare. Bella soddifazione, però!
Davide